Ikarus – 7 giugno 2008 – L’ultimo rilascio

Ikarus, Accipitridae, Gypaetus barbatus L.1784, maschio, giovane, rilascio 07 giugno 2008 in Valle Martello, provincia di Bolzano, settore Altoatesino del Parco Nazionale dello Stelvio.

Inizio a scrivere quest’articolo poco dopo aver assistito a quello che dovrebbe essere l’ultimo rilascio del Gipeto. Il Progetto di reintroduzione del Gipeto si chiude, in quanto la riproduzione in natura delle coppie rilasciate negli scorsi anni è in grado di sostentare la popolazione naturale. Viene liberato un piccolo, un giovane rapace che schiuderà le ali per i primi voli dopo alcuni giorni di adattamento all’ambiente ed ulteriore crescita e rinforzo muscolare. Questo imponente ‘cucciolo’ crescerà e diverrà adulto sulle nostre Alpi. Avrebbero dovuto essere due, nel giorno del rilascio, liberato uno solo, l’altro tra pochi giorni lo raggiungerà, a seguito delle ultime cure, non si è sentito bene il cucciolo, problemi al becco ci dicono. Allevati e curati con amore dal personale dei Parchi Nazionali confinanti, italiano e svizzero, i Gipeti sono stati rilasciati in questi anni nell’ambito di un progetto internazionale. Tale progetto vede la fine dei rilasci che portano a recuperare una specie estintasi sulle nostre montagne ormai da quasi un secolo.
L’Uomo riesce a generare danni enormi, ogni anno si estinguono specie animali anche per la nostra ‘interferenza’ ma, la nostra specie è capace anche di generare il bello o di, come in questo caso, rimediare al brutto. A volte è impossibile.
Ultimo Gipeto sulle nostre Alpi, in Natura, nel 1913. Ucciso, avvelenato. Esibito in una foto storica in bianco e nero come una preda pericolosa, una fiera catturata ed orgogliosamente mostrata ed immortalata ad eterno ed imperituro ricordo ma, la belva, raffigurata nell’iconografia classica in momenti di predazione, predatore non è. Sia chiaro comunque che, in questo caso, la cattiveria dei cacciatori è legata all’ignoranza, al non conoscere le abitudini alimentari e di ‘caccia’ di questa specie.
Il Gipeto barbuto è saprofago. Si nutre di ossa, di carcasse di animali uccisi da altri predatori o morti per cause naturali. Non caccia, cerca cibo già spolpato, pulisce e spazza le nostre montagne. Non ha bisogno di nutrirsi di carne, il pH estremamente acido, il chimismo digestivo consentono di inghiottire ossa, anche di grosse dimensioni, di digerirle e di nutrirsi. Nella catena alimentare questo stupendo rapace, come si suole dire, chiude il cerchio o, meglio, è al vertice della piramide, sta in cima alla catena. Certo sarebbe un predatore fantastico ma non è nelle sue corde esserlo.
Do un po’ i numeri del Gipeto. L’apertura delle ali, poco meno di tre metri (2.50 – 2.85m) ce lo fa apparire enorme e maestoso quando volteggia, senza alcun battito d’ali, nei nostri cieli. Peso dell’animale, compreso tra i cinque ed i sette chilogrammi. Statura, fino ad un metro e venticinque circa. L’aspettativa minima di vita del Gipeto è di circa venti anni. In cattività ha però raggiunto i cinquantacinque anni di vita. Depone due uova per volta ma cresce ed alleva di norma solo un piccolo. L’esemplare femmina è più grosso del maschio, anche se di poco. È più stanziale, nella sua vita rimane più vicina all’area del nido di quanto non faccia il suo compagno. In questo, potremmo dire, che hanno un comportamento simile a quello della nostra specie. L’areale di ricerca del cibo comunque in prossimità del nido stesso, alcuni chilometri intorno ad esso, poco per un animale di queste dimensioni ed abilità, se tenete conto che le api hanno un raggio d’azione possibile che può raggiungere un massimo di circa tre chilometri dall’arnia [1].
Non ci sono evidenze di dimorfismo sessuale tra esemplari di Gipeto. Difficile, impossibile, il riconoscimento del sesso guardando il rapace volare. Differenze invece nelle varie fasi di crescita del Gipeto. Da ‘immaturo’ a ‘supermaturo’ cambiano i colori del ventre, delle penne.
Dopo questa breve ma necessaria descrizione torniamo alla giornata dell’ultimo rilascio. Ottima ospitalità di un gruppo cospicuo di persone presso l’Hotel Daniela e successiva conferenza di presentazione curata dal dott. Bassi poi a letto, partenza la mattina presto, ritrovo alle 6.30, per valicare lo Stelvio, osservando sui versanti antecedenti il Passo lo Stambecco (Capra ibex) e la Marmotta (Marmota marmota). Discesi dall’altro versante e raggiunta la Valle Martello abbiamo raggiunto un parcheggio dove, parcheggiate le autovetture, abbiamo atteso di essere trasportati fino all’attacco del sentiero. Quindi, nel settore altoatesino del Parco Nazionale dello Stelvio, in una valle di notevole bellezza si è svolta la ‘cerimonia’ a seguito della quale è stato rilasciato il Gipeto. Buona l’organizzazione, in particolare ottimo il servizio di navetta che, con furgoni a 9 posti, ha consentito di trasferire i convenuti a quasi 2000 m senza intasare di autovetture il sito. Presenti all’evento il dott. Enrico Bassi ed il dott. Massimo Favaron in rappresentanza del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio ed organizzatori e responsabili della “Tre giorni col Gipeto” organizzata in concomitanza all’evento di rilascio.
Unico neo – direi – la presentazione in lingua tedesca con pochi ‘frammenti’ in italiano. Finito l’inanellamento del rapace siamo partiti, zaini e volatile in spalla, per raggiungere il punto del rilascio che è avvenuto nel primo pomeriggio mentre una fine pioggia scivolava sulle mantelle. Mentre leggete Ikarus sarà già ‘grande’ avrà gia volato e ‘spazzato ossa’ cercate sulle nostre montagne. Ikarus crescerà, formerà una famiglia, si riprodurrà libero: speriamo che, ora che l’uomo meglio conosce questo animale, non ci sia più bisogno di progettarne la salvezza ma, semplicemente di alzare la testa per guardarli, imponenti, volare nei nostri cieli.

Nicola Vicini
socio AIGAE Lombardia
nicola@gruppo-natura.it

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[1] La mobilità del Gipeto non è elevatissima negli adulti territoriali in periodo riproduttivo, talora enorme in altri periodi, anche centinaia di chilometri. (N.d.A)

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