Un altro cliente. La natura al di là del muro

Avere una persona alla porta che, ormai a tarda sera, ti chiede con foga su quale sentiero andrete a camminare può anche fare piacere.

Capita quando di fronte si ha una persona diversamente abile che spesso resta chiusa in se stessa, immune agli stimoli del mondo. «Pensa che reazione ha avuto – mi dice la Guida Ambientale Escursionistica coprotagonista della scena – Quella donna ha letto sul volantino il mio nome, Lorenzo Gualterotti, ed è arrivata fino a casa mia. Senza sapere da quale città partire, avrà consultato l’elenco telefonico, avrà visto il mio indirizzo ed è venuta fino a casa mia. E tutto per capire su che sentiero l’avrei condotta. Una passeggiata è già uno stimolo ancora prima di arrivare in natura». Lorenzo, laureato in Scienze forestali, da tempo è responsabile di un laboratorio di ortoterapia presso il Centro Socio Riabilitativo Nostra Signora di Fatima di Meldola, nel forlivese. Dal 2006 ha smesso di essere un semplice esperto di piante: lui, Guida Ambientale, ha iniziato a lavorare fianco a fianco con gli operatori socio-sanitari impegnati nell’assistenza dei ragazzi diversamente abili ospitati al centro. L’ha fatto nel modo per lui più ovvio: portandoli in escursione. E una volta partito non si è più fermato. «Vedevo che uscire, stare fuori, spesso ritornare in luoghi per loro conosciuti, li faceva stare bene, e allora ho cominciato a consultare la letteratura per arricchire la mia esperienza individuale con quella degli altri». Documento dopo documento – dall’inquadramento teorico della disabilità, alle caratteristiche di ognuna di esse, fino agli studi americani sui giardini terapeutici – la strada di Lorenzo e il suo crescente ‘gruppo di matti’ si è unita al progetto “Natura- Terapia Biodiversità e diversa abilità”, promosso dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Forlì-Cesena nel corso del 2010 proprio per sondare i possibili legami virtuosi tra gli stimoli offerti dalle aree protette, da un lato, e il variegato mondo della disabilità, dall’altro. Lorenzo, in qualità di tutor, ha seguito tutte le fasi del progetto: le lezioni teoriche in aula nel periodo invernale, l’avvio della didattica con alcune classi contraddistinte dalla presenza di studenti diversamente abili, e infine le uscite in ambiente con i ragazzi. Venticinque le Guide Ambientali che hanno preso parte alla formazione e poi sei quelle che, ottenuta l’idoneità, hanno curato la parte operativa del lavoro calando il loro patrimonio di conoscenze sui Siti di interesse comunitario (Sic) e le Zone a protezione speciale (Zps) all’interno di cornici utili e comunicabili per ragazzi diversamente abili, talvolta con difficoltà a deambulare, talvolta con difficoltà a dialogare, talvolta impossibilitati a vedere. «Ho voluto seguire personalmente in ambiente – racconta Lorenzo –, all’interno della riserva naturale orientata di Scardavilla, un ragazzo con un forte deficit psicofisico che si esprimeva solo indicando su un foglio la faccina corrispondente alla sua emozione, gioia o tristezza. Assieme alla sua educatrice, che avevo la fortuna di conoscere già da una precedente collaborazione, abbiamo cercato di stimolare Federico attraverso tutti i sensi: l’olfatto, la vista, il tatto, l’udito. Alla fine ci siamo riusciti: è andato in visibilio toccando la galla di una quercia, se la passava in testa, rideva, non la lasciava più. Più tardi abbiamo capito che gli stimolava il ricordo della palla che lui considera la sua migliore amica. Può sembrare banale, me ne rendo conto – prosegue la Guida – ma, per chi è a contatto con queste persone tutti i giorni, è facile capire la straordinarietà di queste reazioni. Le persone diversamente abili sono spesso trattate come eterni bambini, hanno un ridotto grado di autonomia e di frequente restano chiuse nel loro mondo. Quando possono partecipare ad un’escursione invece riscoprono se stessi e osservano il mondo da nuove prospettive: imparano a dover risparmiare l’acqua, che ognuno porta da solo, imparano a dover attendere del tempo prima di andare in bagno, scoprono che di lassù in cima c’è un panorama che loro non immaginavano. Quando dopo alcuni giorni dall’uscita parlo con i genitori, questi mi dicono che il loro ragazzo finalmente ha dormito, che, per la prima volta, ha raccontato loro cosa aveva fatto a scuola. Alcuni genitori mi hanno anche chiesto se potevano unirsi al gruppo per l’uscita successiva per avere un contesto nuovo nel quale provare a comunicare con il proprio figlio». I progetti che Lorenzo e le altre Guide hanno curato nel corso del 2010 si sono conclusi anche con la produzione di materiale didattico originale, pensato esplicitamente per le tipologie di disabilità, fisica o psichica, che ogni Guida si è trovata a gestire. La Guida cioè si è fatta interprete della natura per fare in modo che la ridotta accessibilità di un luogo non diventasse barriera invalicabile per la fruibilità dello stesso. Per l’oasi naturalistica di Magliano, per esempio, è stato prodotto un file audio che spiega le principali emergenze naturalistiche ai non vedenti. A seguito della lettura di alcuni brani tratti da Il gabbiano Jonathan Livingston e alla visita di tre musei di scienze naturali specializzati in ornitologia, invece, i ragazzi con disagi psichici che partecipano ai laboratori di alcune strutture socio-sanitarie sono stati spronati a costruire nidi che poi hanno essi stessi collocato nelle oasi naturali, sentendosi parte attiva della biodiversità che studiavano. «Quando si avvicina a un diversamente abile – dice Lorenzo – la Guida deve, ancor più del solito, mettersi in gioco, chiedersi chi ha davanti, senza lasciarsi imbrigliare dagli schemi canonici della disabilità, perché ogni malato è una persona con un nome e cognome, una storia personale, reazioni proprie. Certo molto diverse dalle nostre: quando hanno disegnato il sentiero per l’Acquacheta i ragazzi non hanno disegnato un luogo, ma tracciato una geografia delle loro emozioni, come la paura, dimostrano i tanti quadrettini impiegati per simboleggiare le pietre scivolose della mulattiera e la paura a esse associata». Il progetto “NaturaTerapia” che ha allargato l’esperienza con i diversamente abili di Lorenzo a tante altre Guide e classi della Provincia di Forlì-Cesena si è concluso, ma il messaggio vuole rimanere. «Mi auguro – conclude Lorenzo – che con il nostro impegno sempre più scuole, centri socio-riabilitativi, strutture di cura inseriscano nei loro percorsi educativi e terapeutici uscite nella natura. Noi Guide, i nostri giardini terapeutici, li conosciamo già, la natura li ha costruiti per noi. Ci sono delle barriere, ma, come mi insegna la mia esperienza, come insegnano i progetti che abbiamo curato quest’anno con altri amici, basta lasciare il posto di Guida di fronte al gruppo e diventare accompagnatore a fianco di esso per superare molti ostacoli».

Silvio Mini
Giornalista pubblicista e socio Aigae dell’Emilia Romagna
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