Viaggio nelle tre regioni. Appunti di un viaggio in bicicletta tra Lazio, Umbria, Marche
- 31 marzo 2013
- Comunicazione
- Categoria:Blog
Sì, viaggiare…
Lucio Battisti cantava del viaggiare, metafora del vivere stesso.
Un viaggiare lento, gentile, coraggioso. E per me il viaggio è proprio questo.
Un obiettivo da raggiungere con impegno fisico, mentale, che non sia solo una meta.
Nell’era della velocità, che si lascia dietro le spalle il punto di partenza per arrivare il prima possibile a destinazione e cominciare così la vacanza, il viaggio è solo un mezzo.
Io ho fatto del mezzo la vacanza e ho scelto la bicicletta.
Può essere per motivi di risparmio sul sempre crescente prezzo della benzina, oppure per dimenticare, almeno in vacanza, la scatola di lamiera e vetro che ci racchiude per buona parte dell’anno, sta di fatto che il viaggio in bicicletta mi dà la vera dimensione della libertà.
E così, per eliminare qualsiasi vincolo, mi sono affidato alle mie sole forze ed ho rinunciato a prenotare alberghi e ristoranti, affidando i miei pernottamenti alla fedele tendina canadese e i miei pasti ad una bisaccia ben fornita.
Da tempo pensavo ad un nuovo viaggio in bici.
L’idea di raggiungere l’Umbria e le Marche si stava concretizzando.
L’obiettivo finale era quello di andare a trovare il mio amico Vincenzo che abita nel comune di Sassoferrato.
Il giro inizia alle ore 08:24, dopo aver riempito le borracce d’acqua, alla fontana del Vignola di fronte al Palazzo Altieri ad Oriolo Romano.
Il cielo azzurro è di buon augurio per iniziare a pedalare.
Prendo in direzione di Bassano Romano, un centro che ancora conserva caratteristiche medievali, situato su un rosseggiante colle di tufo vulcanico.
Vado avanti fino all’incrocio con la consolare via Cassia S.S. 4. Svolto a sinistra per l’abitato di Sutri posto su uno sperone tufaceo.
Oltrepassato Sutri, mi dirigo sulla strada provinciale Ponterotto a Fabrica di Roma, centro agricolo alle estreme pendici orientali dei Monti Cimini.
Seguo il mio itinerario verso la Valle del Tevere, con ampia veduta sui Monti Sabini, dove il fiume segna il confine tra le province di Viterbo e Rieti.
Un lungo rettilineo pianeggiante trafficato da camion mi richiama alla mente l’avvicinarsi dell’Autostrada del Sole.
Io e la mia bici lasciamo dietro di noi il caotico tratto di strada, per iniziare ‘finalmente’ a salire sulle prime colline verdeggianti dell’Umbria.
La via che sto percorrendo è la consolare Flaminia S.S.3, che non lascerò fino a Terni.
Arrivo a Otricoli, che gioisce della vista sulla valle del Tevere e sui rilievi umbro-laziali.
Adocchio, in località Borgaria, l’insegna di un campeggio, senza pensarci due volte termino qui la prima tappa.
Dopo la prima notte di pioggia la mattina è luminosa e soleggiata.
Oltrepassata la città di Narni, arrivo alle porte della città di Terni dove un guasto meccanico alla ruota posteriore della bicicletta, dovuto alla rottura di un raggio, mi costringe a una sosta presso un centro di assistenza e riparazione di biciclette.
Mi avvio sulla provinciale n°209 della Val Nerina, che con un falso piano in salita mi condurrà nel cuore verde dell’Umbria.
Il terzo giorno percorro la Valnerina, fiancheggiando sempre l’argine destro del fiume Nera.
In mattinata, la strada più o meno pianeggiante mi permette di fare un buon riscaldamento dei muscoli delle gambe in modo regolare e sciolto.
Raggiungo il centro abitato di Borgo Cerreto, situato alla confluenza del torrente Vigi col Nera.
Abbandono la Valnerina per avviarmi in direzione nord sulla statale 319 Sellanese, che mette in comunicazione la Valnerina con quella del Menotre.
La strada ripercorre la stretta e lunga valle del Vigi, lungo la via, campi coltivati a girasoli che rivolgono lo sguardo al sole, boschi e prati mi rendono lieto il cammino che via via si fa sempre più impegnativo.
Con una lunga discesa tra boschi e campi coltivati, attraverso la valle del fiume Menotre e la piccola frazione di Casenove, fino ad incontrare la strada statale n° 77.
Ricomincio nuovamente a salire e la strada non è al riparo dal sole.
Fa molto caldo e la ventilazione è scarsa, benché la quota sia sui 600 metri s.l.m.
La salita sembra non finire mai, ma è solo l’impressione dovuta alla lenta regolarità di pedalare con un rapporto leggero. Al valico di Colfiorito, 826 metri s.l.m., mi trovo davanti spettacolari altopiani che fanno da spartiacque fra il Tirreno e l’Adriatico.
Il viaggio prosegue in direzione nordovest per Annifo. Il tragitto è pianeggiante e gradevole: valli circondate da boscaglie.
Vedo in alto il paese di Annifo che domina la valle sottostante.
Oltrepassato l’ultimo tratto di salita non molto lunga, ma ripida, arrivo nella frazione di Colle Croce, a 872 metri s.l.m.
In alto, l’imponente Monte Pennino, con i suoi 1571 metri d’altezza, divide la regione Umbria dalle Marche.
Incrocio la strada n° 361 Septempedana che sale da Nocera Umbra e conduce a San Severino Marche.
Inizio a salire ad un ritmo leggero e costante per la via che mi porterà a 818 metri s.l.m. fino al passo Cornello.
Il paesaggio si apre su panorami di verdissimi boschi che degradano nella sottostante valle del Topino in terra umbra da un lato, e verso la valle del Potenza in terra marchigiana dall’altro.
Mi trovo esattamente al confine delle regioni Umbria e Marche, tra il monte Verguglio, alto 1016 metri, a ovest e il monte Finiglia, alto 1241, a est, tra le province di Perugia e Macerata.
Riprendo la strada che scende lungo la valle del fiume Potenza, in un ambiente straordinariamente solitario, tra fitte boscaglie, raggiungo il Bivio Ercole, svolto a sinistra in direzione di Fabriano.
Pochi chilometri ancora e mi lascerò alle spalle la provincia di Macerata, per entrare nella valle del Fosso di Campodonico, ed incontrare il piccolo paesino di Campodonico in provincia di Ancona.
Proseguo lungo la valle con la strada che sale e scende costeggiando altri piccoli centri abitati immersi nel verde di prati e boschi.
Raggiungo una sella a quota 653 metri, oltre la quale scendo e varco il Fosso di Valle e, in poco tempo, raggiungo il paese di Serradica.
Circondato da bei panorami, scendo lungo la valle del Fosso di Serradicache si allarga subito in una bella conca macchiettata da alti alberi rigogliosi; sulla sinistra, allungato sull’opposto colle, il paese di Cacciano domina con i suoi 528 metri d’altezza.
Arrivo al centro del paese di Cancelli, alla confluenza del Fosso di Serradica nel Torrente Giano. Una breve, ma ripida, strada in salita mi fa varcare la ferrovia e la statale n° 76.
Imbocco la strada provinciale n°16 di Sassoferrato, che entra nella valle circondata da verdi pascoli e da mossi profili montuosi.
Raggiungo un bivio, a destra si prosegue in direzione della città di Fabriano, a sinistra per Sassoferrato.
Si conclude qui il mio viaggio cicloturistico.
Ho attraversato province, regioni, città e piccoli paesi, conoscendo o riscoprendo bellezze culturali e naturali, magari spesso dimenticate al loro destino.
Ho incontrato gente frenetica quando attraversavo le città. Mi sono fermato nei paesi lontani da rumori moderni e caotici, facendo conoscenza con persone che vivevano in armonia con l’ambiente circostante.
Spero di aver dato, con questo racconto del mio diario di viaggio, un input che abbia stimolato la curiosità e la voglia di organizzarsi per fare un viaggio in bicicletta, anche breve, nella propria provincia o regione, comunque alla riscoperta di territori ricchi d’interessi naturalistici e culturali.
Giuseppe Rotili
Socio Aigae Lazio
giuseppe.rotili@tiscali.it
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ediciclo Editore è l’unica casa editrice italiana specializzata nella pubblicazione di libri dedicati alla bicicletta e alla mobilità sostenibile.
Nasce nel 1987 sull’onda di un’emozione: tre amici avevano appena scalato a pedali la salita dello Stelvio e sentivano di voler trasmettere ad altri le informazioni e il piacere di una simile impresa.
Da qui la proposta della collana Grimpeur, che pubblica proprio guide per salite su strada.
L’uscita di questi libri venne notata dai media e salutata con entusiasmo dai lettori.
Nel tempo la casa editrice si fa le ossa: allarga il catalogo con nuove collane proponendo, oltre al settore turistico (che si estende anche all’escursionismo e a proposte per famiglie), libri che spaziano dalla letteratura a pedali alla biografia dei grandi campioni ai reportage di viaggi slow.
Nell’elenco dei suoi autori cominciano a entrare nomi autorevoli come Enrico Brizzi, Paolo Nori, Margherita Hack, Wu Ming2…
Stringe collaborazioni con enti, associazioni e realtà di respiro nazionale, e inventa Ciclomundi, il primo festival nazionale del viaggio in bicicletta, di cui segue e dirige le prime tre edizioni (le prime due a Portogruaro, e l’ultima a Siena).
Nonostante il respiro nazionale, supportato anche da una diffusione capillare dei libri in catalogo su tutto lo Stivale, la casa editrice mantiene sempre un occhio di riguardo al proprio territorio, collaborando con diversi attori locali e partecipando attivamente a rassegne e proposte culturali che vedono la cultura del turismo lento e di qualità al primo posto.
Oggi, dopo 25 anni di attività in crescendo, continua a mantenere uno spirito giovane e dinamico, e a pedalare in compagnia!
www.ediciclo.it