Interpreti-amo la natura! Semi di futuro nella Valle del Ticino

“Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”. Così scriveva Andy Warhol. Noi aggiungiamo che farla conoscere, la Terra, in tutte le sue bellezze, non è cosa meno gratificante. E che farla scoprire ai bambini e alle persone che normalmente non si occupano delle tematiche naturalistiche sia una delle cose più straordinarie e appaganti.

La nostra attività di educazione ambientale è iniziata diversi anni fa, quando ancora eravamo singolarmente alle prese con gli studi universitari. Per entrambe, alla base di tutto, c’era tanta passione e voglia di coinvolgere più persone possibili nella nostra ammirazione per la natura. Avevamo la metà delle conoscenze su animali e piante che abbiamo attualmente, ma l’entusiasmo era lo stesso di oggi. In tutti i progetti proposti avevamo obiettivi forti e decisi: far entrare realmente le persone in contatto con la natura, far osservare, annusare, toccare gli elementi che di volta in volta venivano presentati; far in modo che chi ci ascoltasse per un pomeriggio vestisse i panni di quello specifico animale, assumesse le forme di quella particolare pianta, si immergesse nell’ecosistema presentato e ne divenisse parte integrante. Già, perché solo quando acquisti la consapevolezza di far parte di un ambiente, lo inizi a conoscere meglio e lo senti un po’ tuo, sei spinto a proteggerlo e a tutelarlo. Da quegli anni e da quelle prime esperienze, le nostre singole strade si sono incrociate e abbiamo unito passione, forza e creatività in un’unica realtà: l’Associazione Naturalistica Codibugnolo.

 

L’associazione, nata nel 2008, opera in provincia di Pavia, con particolare riguardo all’Oltrepò Pavese, nel Parco Lombardo della Valle del Ticino e in provincia di Alessandria, anche all’interno del Parco del Po e dell’Orba, territori diversi che riassumono bene la ricchezza naturalistica di questo angolo di Italia. Ambienti collinari, dove la presenza dell’uomo è discreta e non si fa sentire con troppa prepotenza, terre modellate nel tempo da grandi fiumi (il Ticino, il Po e il Sesia) ed estese aree pianeggianti dove è l’agricoltura a farla da padrona. Un mosaico articolato e complesso, che offre spunti del tutto interessanti per attività di escursionismo, ecoturismo ed educazione ambientale, in particolar modo per l’educazione ambientale, punto d’inizio della nostra attività e del nostro viaggio di vita.

In ambito scolastico proponiamo progetti specifici per ogni fascia d’età a partire dalle scuole dell’infanzia, provando ad avvicinare le persone alla bellezza della natura con iniziative diverse e mirate. Fin dall’inizio volevamo attuare un cambiamento deciso, anche se a piccole dosi, nel modo di proporre le differenti tematiche naturalistiche e, quindi, abbiamo cercato di trovare elementi di ‘diversità’ e innovazione anche in fase di creazione dei progetti educativi. Nel corso degli anni le proposte sono state così ampliate, arricchite, intrecciate con diverse discipline (come il teatro) e declinate nei diversi aspetti che riguardano le scienze naturali. I singoli progetti sono stati scritti per coinvolgere gli alunni e per far conoscere il loro territorio a 360 gradi, includendo quindi la loro storia e rafforzando la loro identità. Le modalità di esposizione e le attività proposte si son dovute adattare al cambiamento subíto negli ultimi tempi dai bambini e dai ragazzi: pubblico dotato oggi di una minore capacità di attenzione rispetto al passato, abituato a tecnologie sempre più evolute, bisognoso di stimoli continui, portato a restare ore davanti a schermi di videogiochi, TV o computer e meno propenso a stare all’aria aperta. Proprio per questo le iniziative di educazione ambientale devono essere coinvolgenti e stimolanti, devono innescare meccanismi di curiosità e interazione, devono considerare gli alunni come parte attiva delle proposte e non vederli più come semplici spettatori passivi. 

Per i più piccoli, ad esempio, l’approccio viene condotto in un’atmosfera ‘favolistica’ e teatrale, favorendo la fantasia, l’immaginazione e utilizzando i sensi. Ecco che due Guide Ambientali diventano per un giorno fatine, amiche di elfi, folletti e curiose creature, personaggi magici che accompagnano i bimbi nella scoperta del bosco. Con l’ausilio del teatro, la natura diventa scenario perfetto per la ricerca di tracce animali e per il riconoscimento di fiori e alberi. I più piccoli sono coinvolti in prima persona, chiamati ad utilizzare tatto, udito, olfatto e vista per conoscere davvero e a modo loro l’ambiente esplorato. Una delle sensazioni più belle è vedere, anche solo per quelle poche ore, i bambini immersi in una sorta di magia: occhi grandi spalancati sull’ambiente, vissuto in tutte le sue forme, sorrisi di meraviglia di fronte alle scoperte fatte, richieste continue di far provare ancora una volta – «solo una volta, fatina, dai!» – l’emozione nel toccare una penna o nel sentire il profumo di un fiore o nell’osservare più da vicino un piccolo insetto nascosto fra i rami di un arbusto. Magia e realtà, leggende e storie fantastiche diventano il mezzo per introdurre concetti importanti: si parla di ecosistema, di rispetto e di biodiversità quasi senza nominarli, ma trasmettendoli attraverso le emozioni. Lo scopo di queste attività diventa quello di suscitare nei bambini sensazioni positive, di accrescere la curiosità verso ciò che non si conosce, verso ciò che a volte si fa fatica a vedere pur avendolo davanti agli occhi, far in modo che la natura venga interpretata come luogo di meraviglia, di scoperta, di divertimento. “La passione nasce dalla terra stessa tra le mani infangate dei più piccoli, viaggia lungo maniche sporche di erba e arriva diritta al cuore.” (Richard Louv) Il coinvolgimento diretto è una componente importante anche nei progetti ideati per i bambini più grandi – della scuola primaria e secondaria di primo grado – ma cambiano, logicamente, gli strumenti e i mezzi di comunicazione utilizzati. Temi cardine delle scienze naturali (acqua, fauna, flora, rocce, suolo ed energia) vengono presentati nel modo più coinvolgente possibile, affiancando alle classiche presentazioni multimediali giochi ed esperimenti che facciano provare ai ragazzi tutto ciò che si vuole trasmettere loro. Le lezioni in aula sono sempre accompagnate da escursioni all’aria aperta e da laboratori ludici e creativi, per fare in modo che gli argomenti presentati non siano vissuti passivamente e con noia, ma interpretati e recepiti da ogni singolo bambino con allegria emozioni e spontaneità

In queste giornate non ci sono giudizi, non si cerca un alunno più bravo di altri. Tutti partecipano attivamente, provano, sperimentano, imparano senza pressioni o ansie, ‘solo’ con le proprie capacità. Il conoscere la natura, infatti, non deve diventare occasione per giudicare, non deve essere elemento di ostacolo alla spontaneità e istinto, ma deve divenire tramite per raggiungere maggiore consapevolezza, per creare legami e aumentare il rispetto verso ciò che ci circonda e ci appartiene.

Non a caso, uno dei messaggi che più spesso vogliamo trasmettere è il ‘prendersi cura di…’ che può essere rivolto alla cura di una pianta o di un animale in difficoltà oppure può semplicemente spingere la persona a dedicare tempo edenergie all’osservazione curiosa e attenta dei diversi aspetti che compongono un ecosistema. L’obiettivo è quello di far capire che facciamo parte integrante di un meccanismo molto più ampio e complesso – che va aldilà delle mura di casa o della scuola – e che ogni nostra scelta genera delle azioni che agiscono, direttamente o indirettamente, sugli altri e sull’ambiente in cui viviamo. Per comprendere ancora meglio questo messaggio, spesso facciamo calare i bambini ‘nei panni di’ qualche elemento dell’ecosistema presentato, in modo che possano capirne più efficacemente le caratteristiche, i comportamenti e, naturalmente, i bisogni e le relative problematiche. La maggior parte di queste esperienze sono state condotte negli ultimi anni nell’ambito di progetti promossi dal Parco Lombardo della Valle del Ticino o in collaborazione con esso; fra i tanti ricordiamo i più recenti.

Nel 2013, insieme ad altri educatori e Guide Naturalistiche del Parco, abbiamo realizzato il “Progetto Abbazie – La ruota del tempo: percorsi di naturale storia e identità”, un inedito ed ambizioso percorso formativo rivolto alle scuole secondarie di primo grado e dedicato a una peculiarità agricola e storica della valle del Ticino: le marcite. Grazie a questo progetto i ragazzi sono entrati in contatto con il territorio di appartenenza, letto come ambiente nel suo complesso (dal punto di vista storico, culturale e naturalistico) grazie alla conoscenza approfondita di un’antica pratica colturale ormai quasi scomparsa: il prato marcitorio. Un’attività agricola finalizzata alla produzione di foraggio per il bestiame e diffusa nei secoli scorsi in quel tratto di Lombardia in cui la particolare natura del terreno – che vede il passaggio dai suoli permeabili dell’alta pianura ai terreni impermeabili della bassa pianura – provoca la fuoriuscita spontanea dell’acqua del sottosuolo, detta acqua di risorgiva. Un’acqua pura, perché filtrata dal suolo, e dalla temperatura costante compresa fra i 9 e i 15 gradi centigradi per tutto l’arco dell’anno. Un’acqua che per queste caratteristiche è diventata una preziosa risorsa per mantenere le marcite, ossia campi caratterizzati da pendenze ricreate dall’uomo e necessarie a garantire il continuo scorrimento dell’acqua in superficie, indispensabili per non far gelare il terreno d’inverno e per garantire l’accrescimento del foraggio anche nella stagione fredda.

Questi ambienti, oggi quasi del tutto abbandonati, e questo esempio di altissima ingegneria idraulica sono stati presentati agli alunni grazie a lezioni in aula e alla visita diretta sul campo. Le marcite e i campi adiacenti sono diventati teatro di laboratori ed esperimenti sull’acqua, sui microambienti e sul paesaggio. Queste realtà sono state lette e osservate nelle stagioni invernali e primaverili e presentate dalle vive voci dei campari, i lavoratori che gestivano le irrigazioni e lavoravano il terreno. Nelle aie delle tipiche cascine lombarde sono stati condotti laboratori scientifici e sono stati realizzati giochi a squadre, il tutto con un solo obiettivo: imparare anche un mestiere antico divertendosi. In questo progetto, quindi, l’educazione ambientale non ha solo affrontato le tematiche strettamente legate alle scienze naturali, ma è divenuta un contenitore più ampio utile a presentare l’ambiente in tutte le sue sfaccettature e a sottolineare come uomo e Natura siano da sempre agenti importanti nella trasformazione di un territorio, inteso appunto come mosaico costituito da più elementi.

A tal proposito, è stato creato e realizzato “Il Gioco Marcio” (oggi rieditato e chiamato ufficialmente “Il Grande Gioco del Parco del Ticino”) sempre incentrato sull’elemento protagonista del territorio: la marcita. Strutturato come rivisitazione del classico Gioco dell’Oca, il gioco è costituito da un tabellone raffigurante il perimetro del Parco del Ticino, appositamente disegnato e diviso in caselle. I partecipanti – singoli o divisi a gruppi – devono percorrere le varie caselle e tentare di raggiungere l’arrivo affrontando quiz tematici, sfidandosi in prove di abilità e di teatro e dimostrando di conoscere a fondo la ‘natura’ di questo ricco e pregevole territorio. I ragazzi delle classi coinvolte hanno creato per il gioco pedine a tema, rielaborando con creatività gli argomenti presentati in classe e nel corso dell’uscita.

“La marcita è fonte divita, animali, piante ed un ecosistema ruspante. La marcita rap, la marcita rap!”

La fantasia non si è fermata alla realizzazione delle pedine: questo breve testo, infatti, fa parte di una canzone rap che una squadra partecipante al gioco ha ideato, con relativa coreografia, nel corso di una sfida. Esempio anch’esso di come, utilizzando un mezzo alternativo (come i giochi e il teatro) e facendo esprimere i ragazzi con il loro linguaggio si possano far comprendere efficacemente anche concetti elaborati e complessi. Nell’ambito, poi, del più ampio Progetto “L’acqua, la foresta e la fauna. Scrigno di biodiversità: Centro Parco R.N.O. La Fagiana” abbiamo ideato proposte di educazione ambientale rivolte a bambini e famiglie, con l’obiettivo di valorizzare uno degli angoli più suggestivi e preziosi del Parco Lombardo del Ticino: la R.N.O. La Fagiana, scrigno di straordinaria biodiversità e sede di pregevoli realtà ambientali e didattico-educative. Dalla sinergia fra il Parco Lombardo del Ticino e la nostra associazione sono nati progetti di educazione ambientale ed eventi per il pubblico, volti a promuovere il profondo rispetto per l’ambiente e per la natura, la diffusione della conoscenza del territorio di appartenenza e l’educazione a un giusto approccio alle risorse naturali.

Nel progetto “Interpreta-azioni nel Parco del Ticino”, rivolto alle scuole primarie e secondarie di primo grado, si affrontano temi legati alla biodiversità, alla fauna e alla flora autoctona e protetta. Come per le marcite, il progetto si basa su tecniche di comunicazione efficace ed alternative rispetto ai canoni classici – come il teatro e l’interpretazione ambientale – finalizzate a decodificare la natura, a rendere più chiari concetti complessi e a porre gli stessi su un piano più quotidiano e colloquiale. Ecco che grazie a giochi di ruolo, alla ricerca di indizi e a percorsi tutti da capire e da ricostruire, la scoperta della natura prende vita e trascina i partecipanti in un fiume di emozioni suscitando grande curiosità e, quindi, attenzione al particolare. Il bosco diventa così scenario di un grande gioco virtuale: i partecipanti sono pedine alla scoperta di indizi utili per completare il quadro di informazioni sul territorio del parco che porteranno a comprendere il loro vero ruolo nell’ecosistema.

Proprio per seguire i cambiamenti di un territorio – inteso non solo in senso fisico, ma anche come frutto della società che lo vive dettando ritmi sempre più frenetici – ricerchiamo momenti in cui il tempo sia percepito diversamente grazie alla natura. Utilizzando la tecnica del biowatching creiamo attimi in cui le persone possano ‘riprendersi tempo’ per osservare e non solo per guardare distrattamente le cose, in cui riescano a carpire i singoli dettagli collocandoli. nell’ambiente complessivo, nella giusta misura e con il giusto rispetto. Alla fine ci si rende conto che i bambini, come gli adulti, non sono cambiati davvero, sono alla ricerca delle stesse cose e sensazioni che volevano anni fa, solo è cambiato il percorso necessario per raggiungerli. Tante parole spesso non servono: molto di più fanno le situazioni, i luoghi, le esperienze, i viaggi emozionali e coinvolgenti che possano far esprimere al meglio ciò che (per assurdo!) nell’eradella comunicazione si fa più fatica a dire.

Oggi, il lavoro degli educatori e delle Guide è diventato per molte ragioni più difficile, ma alcune costanti a nostro avviso devono rimanere vive nel tempo: la passione, la curiosità e soprattutto la voglia di mettersi sempre in gioco, in tutti i sensi. Deve restare viva in noi la voglia di calarsi nei panni dei partecipanti, diventando in qualche modo sarti che cuciono abiti di natura, creati su misura per chi si vuole avvicinare all’ambiente per la prima volta o con occhi diversi. Come gli attori, dobbiamo imparare che abbiamo un ruolo ben preciso, estremamente importante e delicato: quello di far da tramite tra la natura e il resto degli uomini… E non è affatto poco!

Se ogni volta si riesce a stimolare la curiosità di almeno un bambino per classe che a fine attività chiede la possibilità di ripetere l’esperienza vissuta, si ottiene una grande soddisfazione; se, in più, si ha lo stesso effetto su più bambini ed in ogni occasione in cui si esce in Natura… beh, il nostro lavoro diventa ancora più prezioso, un piccolo tassello per rendere possibile qualcosa di davvero grande: il cambiamento. Tante persone ci chiedono, spesso, perché facciamo questo lavoro, “di questi tempi poi”… Una delle più grandi ricchezze che questa attività ci ha dato e ci continua a donare è la possibilità di continuare a scoprire la natura. Di sentire i nostri piccoli e grandi ‘elfi umani’ che ci chiedono di tornare. Persone che ci fanno promettere di ritrovarci ancora una volta, come uccelli migratori, per vivere insieme natura ed emozioni. Piccoli semi di un futuro che può forse essere ancora diverso, dipende da noi… Come fare allora a non voler andare avanti?

 

 

Daniela Meisina e Roberta Valle
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