Che fine ha fatto l’estate mediterranea? Un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti

E’ appena terminato il mese di luglio più piovoso degli ultimi 100 anni, questo su molte regioni del centro-nord dell’Italia, un mese caratterizzato da nubifragi, situazioni alluvionali e temperature sotto media, che ha davvero messo in difficoltà tutte le attività antropiche che si svolgono all’aperto, da quelle prettamente commerciali, alle semplici attività ludiche e ricreative¹.
Ed ecco scatenarsi la carta stampata, con titoli che vanno verso il catastrofismo generale, tipo “siamo diventati un paese tropicale” , oppure “ l’estate calda non ci sarà più”, o addirittura “si è interrotta la corrente del Golfo”.

Grafico della media delle correnti al 30 luglio 2014

Grafico della media delle correnti al 30 luglio 2014

Ma molte persone dimenticano che, solo due anni fa, nel 2012, l’Italia era stata colpita da un’estate rovente, un’estate siccitosa e costellata di incendi, dove i proclami erano invece ben altri, dove si inneggiava preoccupati ad una desertificazione del Bel Paese. Ma allora che sta succedendo?
La verità a cui dovremo, sembra, per forza di cose abituarci è che l’estate, quella vissuta ai tempi delle nostre nonne non esiste più, e questo perché, a livello di circolazione dell’atmosfera, il quadro
generale rispetto agli anni scorsi è cambiato con l’Anticiclone Atlantico o delle Azzorre che dir si voglia, che ha smesso di posizionarsi in maniera stabile sull’Italia, cosa che impediva nei periodi estivi, l’ingresso sul Mediterraneo di aria fresca e umida.
Infatti, da alcuni anni, a causa del riscaldamento degli Oceani, l’Anticiclone delle Azzorre sta latitando, permettendo un alternanza di situazioni a carattere estremo sulla nostra penisola: quando non sono situazioni fresche e umide proveniente dall’Atlantico a condizionare il tempo sull’Italia, ci sono invece ondate di calore africane a rendere roventi le estati italiane.meteo2
Se vogliamo essere più precisi, un tempo l’Anticiclone delle Azzorre aveva la funzione tipo di un termoregolatore il che impediva a situazioni ‘eccessive’, dal punto di vista meteorologico, di interessare l’Italia. Ma invece, la tendenza in atto è che, sempre più spesso, l’Anticiclone atlantico, lascia il posto a quello africano, portatore di temperature roventi e ondate di calore intense.
La latitanza dell’anticiclone azzorriano permette quindi così, a fasi alterne o estati alterne che dir si voglia, l’ingresso dell’anticiclone sub-tropicale libicoalgerino, fino al cuore del Mediterraneo o anche di profonde saccature, colme di aria fresca atlantica, che possono dare origine a intense fasi temporalesche, con fenomeni anche di forte intensità, non solo sulle nostre regioni centro-settentrionali, ma spesso anche sul meridione d’Italia. Ma la situazione a livello globale non è da meno, a livello di cambiamenti climatici in atto! Infatti, il mese di giugno del 2014 è stato il più caldo degli ultimi 135 anni, cioè da quando sono iniziate le rilevazioni meteorologiche, nel 1880. Stando ai ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), la temperatura media combinata delle terre e degli oceani del Pianeta ha toccato in quel mese i 0,72 gradi in più rispetto alla media del XX secolo, superando il precedente record del 1998. Si tratta della temperatura più alta mai registrata in assoluto, che batte il record riportato lo scorso maggio. Considerando la superficie terrestre, invece, quello del 2014 è stato il settimo giugno più caldo, con una variazione di +0,95° gradi rispetto alla media.
Quindi, in questa estate 2014, dove regna il maltempo e dove soprattutto è diventato impossibile fare previsioni a lungo termine – ma nemmeno a breve in certi casi – bisogna renderci conto che i cambiamenti climatici globali causati dall’uomo stanno facendo pian piano mutare profondamente gli andamenti stagionali, facendoli virare verso situazioni sempre più estreme.
Diversi studiosi ormai parlano di rischio di ‘estinzione’ dell’estate mediterranea, quelle stagioni estive miti, ma al tempo stesso assolate, dominanti alle latitudini mediterranee, tanto da essere decantate in tutto il mondo.

10 luglio 2014, immagine del ciclone sulla penisola italiana

10 luglio 2014, immagine del ciclone sulla penisola italiana

Andando ad analizzare la circolazione atmosferica di quest’anno, in particolar modo, l’alta pressione oceanica, invece di distendersi con il proprio bordo orientale verso il mar Mediterraneo centro-occidentale, come avveniva spesso durante le classiche estati mediterranee dei decenni scorsi, tende a rimanere relegata in pieno Atlantico, propagandosi invece verso le alte latitudini, fino a lambire l’Islanda, le coste più meridionali della Groenlandia e addirittura la Scandinavia, spingendo
l’aria calda sub-tropicale marittima fino alle latitudini artiche, con intense ondate di calore che risalgono al di là del Circolo Polare Artico. La latitanza dell’anticiclone azzorriano fa in modo che sul Mediterraneo si venga così a formare una cosiddetta ‘lacuna barica’ che può quindi essere prontamente colmata, a seconda del ‘tipo di estate’ o dalla risalita dell’opprimente e caldo anticiclone subtropicale libico-algerino, o dalla discesa, fino al cuore del Mediterraneo, di profonde saccature di aria fresca atlantica, che possono dare origine a intense fasi temporalesche, con fenomeni anche di forte intensità sulle nostre regioni.
In quest’ultimo caso l’aria fredda che scivola dalle latitudini sub-polari viene rapidamente trascinata fin sull’area del Mediterraneo dall’abbassamento di latitudine di un ramo del “getto polare”. Questo sfasamento meteo/climatico, sempre più frequente negli ultimi anni, è indotto da una circolazione più meridiana, prodotta dal rallentamento lungo le medie e alte latitudini dell’Atlantico settentrionale, durante la stagione estiva, della corrente a getto proveniente dal polo. In sostanza il “getto polare”, in estate, è sempre meno intenso, comportando la formazione di onde planetarie(le cosiddette ‘onde di Rossby’) sempre più grandi e stazionarie. Tale rallentamento di questa fortissima corrente aerea che domina nell’alta troposfera, a quote superiori ai 9000 metri, per molti climatologi e meteorologi è imputabile al sensibile rialzo delle temperature dell’aria, su valori nettamente positivi, in sede artica, il tutto influenzato dal forte riscaldamento delle acque degli oceani. Questo brusco innalzamento delle temperature nella regione artica ha comportato uno scioglimento anticipato del ghiaccio marino della banchisa, tanto da aprire vasti tratti di acque libere dai ghiacci, come capita sempre più frequentemente nel mare di Barents e in quello di Kara. Il rapido scioglimento e l’arretramento dei ghiacci marini del Polo Nord origina delle pesanti conseguenze che si ripercuotono su scala globale.

Uno screenshot del 1 agosto 2014 ore 7.45, della web cam posta al centro storico di Perugia

Uno screenshot del 1 agosto 2014 ore 7.45, della web cam posta al centro storico di Perugia

Poi c’è anche da parlare dell’influenza di El Niño. conosciuto anche con la sigla Enso (El Niño-Southern Oscillation); si tratta di un fenomeno climatico periodico, che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio, approssimativamente ogni quattro-cinque anni, ma con un periodo statisticamente variabile fra i tre e i sette anni. Il fenomeno provoca inondazioni, siccità e altre perturbazioni che variano a ogni sua manifestazione. I Paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dall’agricoltura e dalla pesca, in particolare quelli che si affacciano sull’Oceano Pacifico, ne
sono i più colpiti, sebbene abbia effetti anche su scala globale attraverso modificazioni della circolazione atmosferica globale, anche sull’Italia. Infatti, a livello statistico, alla comparsa del fenomeno nel Pacifico, segue sulla nostra penisola, un’estate molto calda e caratterizzata da frequenti ondate di calore. Quest’anno El Niño si sta mostrando molto forte, dobbiamo aspettarci un’estate del 2015 torrida e siccitosa?
Ai posteri l’ardua sentenza ma, cerchiamo nel limite del possibile, di sviluppare una specie di ‘memoria meteorologica’, in modo da poter non dimenticare il tempo che ha caratterizzato la zona dove abitiamo o dove lavoriamo, o dove andiamo in vacanza o in escursione, così da non essere travolti dai falsi proclami o dai soliti allarmismi, cercando anche di sviluppare la consapevolezza che il nostro Pianeta potrebbe avere dei cicli climatici anche indipendenti dalle mutazioni che molti pensano noi stiamo arrecando con le nostre attività antropiche, e che magari quello che stiamo vivendo potrebbe essere soltanto un momento più ‘movimentato’ del clima della Terra.

Michele Cavallucci
Meteorologo
perugiameteo@gmail.com

Note
¹Le imprese balneari a giugno-luglio 2014, lamentano cali delle presenze fino 70%, con perdita 400 milioni di euro e 50.000 lavoratori giornalieri (fonte: Ansa 01/08/2014) N.d.R.

Michele Cavallucci
Michele Cavallucci è nato a Perugia l’8 febbraio del 1968. Operatore meteorologico per l’Aviazione civile. È stato uno dei creatori di Umbria Meteo. Nel 2007 ha contribuito alla nascita di Perugia Meteo, servizio meteorologico ufficiale del Comune di Perugia, dove si occupa delle previsioni, della gestione internet e di tutta la comunicazione meteo e diffusione mediatica.

Nel 2012, insieme a Silvia Biffi, ha creato Blue Planet Heart, un organo di diffusione di notizie legate all’ambiente, agli aspetti meteorologici e geofisici del Pianeta, nonché agli effetti degli eventi meteoclimatici e geofisici a livello umanitario sulle popolazioni della Terra. Blue Planet Heart si occupa anche di realizzazione di eventi legati alle tematiche di cui sopra, convegni e meeting a livello nazionale e internazionale.
www.perugiameteo.it perugiameteo@gmail.com
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