La voce del vicepresidente: il ruolo della Gae

Una domanda che mi mette in crisi quando la ricevo è: «Ma tu, che lavoro fai?».
Non certo perché non lo sappia o non lo sappia raccontare, ma perché temo sempre che non vi sia il tempo per raccontare e spiegare in modo completo chi sia la Gae. In questa epoca in cui la comunicazione, anche verbale e personale segue i tempi televisivi, radiofonici e degli sms, è difficile avere qualcuno con la pazienza di ascoltarti per almeno due minuti. Facile rispondere: «Sono avvocato, idraulico, geometra ecc». Ma quando dico che sono una Gae devo sempre specificare che sono una persona che “conduce i propri clienti in sicurezza alla scoperta di…”! Ma non basta questo e lo sappiamo. Non basta davvero perché spesso dovremmo aggiungere che la bellezza, la complessità e l’eclettismo nel nostro lavoro ci porta a fare anche altro e non una professione precisa, bensì alcune attività che, partendo dalla conoscenza di un territorio e dalla sua valorizzazione, portano a definire una serie di servizi che siamo in grado di offrire e realizzare ma che spesso però sfuggono alla comprensione dei più. Mi occupo anche di educazione ambientale, faccio consulenza per T.O. o per parchi naturali.

vicepresidente_bMi occupo di realizzare itinerari, collaborare con riviste, partecipo alla sceneggiatura di video documentari o alla realizzazione di servizi fotografici. Spesso vengono richieste le mie opinioni per valorizzare un territorio o per fare della formazione a operatori del turismo sostenibile, alcuni alberghi mi chiedono di fare interventi presso la loro clientela o di animare in modo sostenibile i pomeriggi dei loro giovani ospiti. Davvero tante le cose che facciamo tutte racchiuse in un paio di parole, ‘cultura del territorio’. Anche per non avere un biglietto da visita formato A3 ho imparato a rispondere con: «Sono una Gae ma mi occupo anche di valorizzazione di un territorio a 360 gradi». Probabilmente al nostro interlocutore la nostra risposta non sarà molto chiara ma volete mettere il figurone?
La realtà, tornando seri, è che in questi ultimi anni, assieme ai membri del Direttivo e della Giunta, alle prese con le novità legislative che ci riguardano, con la rivisitazione del nostro sito, del profilo professionale, con la volontà di mettere qualità, rigore e ordine alla nostra professione mi sono imbattuto spesso nella necessità di definire meglio il nostro lavoro e, oltre alla Gae ho davvero realizzato che ci occupiamo di moltissime cose che partono tutte dalla conoscenza e dal rispetto della cultura del territorio di cui ci occupiamo. Spesso facciamo cose che difficilmente riusciamo a spiegare, ma che appaiono molto evidenti al lato pratico. Un itinerario segnalato con note didattiche, la realizzazione di un progetto di Educazione Ambientale, una serie di immagini esplicative o le lezioni in aula, parlano chiaro di quanto sia culturale il nostro lavoro, di quanto sia anche creativo, di quanto spesso il lavoro che svolgiamo lo creiamo, lo proponiamo noi fino al punto di farlo accettare e comperare dal cliente!
Mi dico spesso che se avessimo avuto questa abilità in altri campi come ad esempio nel marketing, nell’economia o nel terziario più in generale avremmo avuto probabilmente soddisfazioni economiche maggiori, non c’è dubbio, ma la nostra creatività, passione e professionalità sta proprio in questo: applicarsi, aggiornarsi, progredire sempre e comunque nel nostro campo, quello delle Gae. Sono arrivato a queste conclusioni circa il nostro eclettismo dopo aver parlato con decine di Guide di tutta Italia – tante ma non tutte – e potrebbe essere utile sapere davvero fino dove arriva la nostra creatività, sarebbe bello avere da voi, cari amici, colleghe e colleghi Guide, una testimonianza sul tipo di lavoro che svolgiamo. Non abbiamo una banca dati ma sono convinto che potremmo davvero censire le diverse anime della nostra professione creando così un ulteriore profilo professionale di attività collaterali da analizzare e condividere. Potremo così aumentare la nostra consapevolezza, il nostro valore lavorativo e sicuramente il nostro valore commerciale.

Concludo augurando a tutti, e a me stesso, ‘pessime vacanze’ dovute al fatto di essere costretti lavorare tanto, e vi saluto, invitandovi a mandare i vostri contributi a redazione@aigae.org.
Mi auguro di vedervi a novembre all’ombra dell’Etna.

Filippo Camerlenghi
Vicepresidente Nazionale Aigae
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