Sentieri Digitali n°7

Social Trekking e viralizzazione delle proposte – la diffusione e l’interazione ai tempi di Facebook
I social network sono tantissimi e per una buona parte sono ottimi strumenti per la diffusione rapida ed efficace delle notizie. Ma utilizzarne bene una decina significa dedicarci un tempo di parecchio superiore alla resa. Anche in situazioni professionali “spinte” su una cosiddetta campagna social, tendo infatti a utilizzarne contemporaneamente massimo 4 o 5 alla volta.
Perché occorre dire prima di tutto che per funzionare gli strumenti social devono avere un background credibile e questo richiede un gran lavoro e soprattutto costanza. Perché il grande successo dei social è proprio dovuto all’imitazione delle interazioni sociali che hanno saputo realizzare. E come nella vita vera per essere ascoltati occorre una credibilità.shutterstock_175079309 Il che significa nel nostro caso che in ambiti specifici serve una credibilità legata al contesto, quindi per essere presi in considerazione come guida serve essere individuati anche on-line come esperti di escursionismo, ambiente e narrazioni relative. Come quando siamo invitati a parlare a convegni e iniziative pubbliche sull’escursionismo e se ci presentiamo in giacca e cravatta non ci prendono sul serio ma allo stesso tempo non possiamo esagerare con il nostro abbigliamento tecnico che tendiamo quasi tutti a mettere sempre; perché poi davvero il contrasto con l’eleganza di tutti gli altri stride tantissimo. Il solito disagio della guida nella vita di tutti i giorni in mezzo ai “normali” insomma.

Premetto che l’argomento social non si può certo esaurire in un paio di paginette e lo stesso Facebook, in tutte le sue sfaccettature, ci impegnerà per ben più di una puntata.

In questa premessa capiamo insieme quali saranno i social che affronteremo e come li classifichiamo, per poi introdurre Facebook almeno per quanto riguarda la costruzione dei possibili profili personali.
Il vero ostacolo è convincere gli scettici, i diffidenti e soprattutto gli asceti. Categoria molto più diffusa tra le guide di quanto si immagini. Quando nelle lezioni di comunicazione e marketing dei corsi per aspiranti GAE inizio a parlare di Facebook si alzano diversi sopraccigli e questo accade anche quando ne parlo nelle riunioni tra guide effettive.shutterstock_85481824 Non neghiamo che esiste tra noi una sorta di purismo primordiale che ci porta a vedere la tecnologia come uno strumento diabolico dell’occidente, lo stesso che a sua volta è nemico dell’ambiente e che attraverso uno stile di vita nevrotico e consumista sarebbe l’opposto del mondo ideale a cui puntiamo. Scelta rispettabilissima se non fosse che gli scettici sono quasi sempre gli stessi che si lamentano del calo degli aderenti alle loro iniziative e della loro poca visibilità. Eppure il volantino fatto in Word sul computer dell’amico, con un testo rigorosamente in times nero e senza immagini, è stato diffuso con impegno facendo coerentemente in bicicletta chilometri e chilometri da un posto all’altro…

Argomento che mi viene portato quasi sempre per giustificare la diffidenza è la privacy. Cosa che mi rende perplesso non solo da un punto di vista telematico. Perché vedo spesso (ovviamente non sempre) che una caratteristica comune tra gli antisocial è anche una palpabile scarsa empatia. Problema che per una guida è ben più ampio della poca dimestichezza con i computer. Non mi stancherò mai infatti di dire che il vero “prodotto” siamo noi e che insieme al tempo affittiamo la nostra persona con le competenze ma anche il nostro modo di vivere e di interpretare la ricerca personale del benessere attraverso la scoperta della natura. La nostra disponibilità ad aprirci e coinvolgere funzionerà tanto più lo faremo sinceramente e generosamente.
Ecco, questo è proprio quello che dobbiamo riuscire a trasmettere anche attraverso la simulazione delle interazioni sociali.

Prima di parlare di pagine fan, di promozioni, di eventi, di traguardi, dobbiamo esserci come persona e abbiamo tre possibilità:
1 essere un tutt’uno tra la vostra persona e il fatto di essere guida;
2 con un profilo come guida, in cui non fate mai nessun riferimento alla vostra vita privata o ad altre attività lavorative;
3 con due profili separati, in cui uno è quello personale e l’altro è quello professionale della guida.

shutterstock_108183281Io ovviamente ho scelto la prima soluzione e la mia persona, i miei lavori, l’attività di guida e anche il ruolo in Aigae sono tutti visibili. Quasi tutti anche da chiunque e non solo dai miei “amici”. Potete controllare su www.facebook.com/davidegalli e anche chiedermi l’amicizia. Il mio modo di raccontarmi e di diffondere le notizie, anche monetizzandole, lo porto con totale trasparenza anche nei corsi. Si rinuncia alla privacy ma si è molto più credibili nel coinvolgimento su qualsiasi fronte.
Ma ci sono anche le altre due possibilità. Questione di gusti e anche di carattere.
Quindi se ancora non lo avete fatto apritelo un profilo su Facebook, perché senza non potrete poi gestire la pagina della vostra attività o di quella del vostro gruppo guide o azienda.

A quel punto buttatevi, capite come funziona e soprattutto fatelo funzionare. Perché Facebook possa diventare un vostro alleato soprattutto con la pagina dell’attività che, vedremo nelle prossime puntate, deve diventare una rete sociale. Con relazioni solide, costanti, frequenti. Utilizzando soprattutto le immagini per raccontare voi stessi e le vostre esplorazioni su un terreno in cui le guide possono bagnare il naso a tutti: la libertà, il paesaggio, le emozioni, la fuga dalla grigia realtà per chi vi sta seguendo da un ufficio in mezzo ai capannoni di una tipicamente squallida periferia italiana.

Tenete vivo il vostro profilo e distinguetevi nei confronti dei vostri testimonials che non appena inizierete a utilizzare Facebook in modo evoluto per promuovere le vostre iniziative saranno i primi a sostenervi e viralizzare i vostri contenuti.

Utilizzate una foto di profilo in cui siete riconoscibili ricordandovi che vi cercherà gente che non vi vede da anni e scrivete anche il vostro nome senza nascondervi dietro a pseudonimi assurdi e che conoscete solo voi o pochi intimi. D’altronde si chiama “libro delle facce” e anche dei nomi. Serve per ricostruire virtualmente la rete delle relazioni passate, presenti e, perché no, anche per costruirne di future.

Non siate avari di dati che vi possano far trovare, come scuole frequentate, luoghi di nascita e di residenza, per non essere confusi con altre decine di omonimi.

Dopo di che, ma questo vale per chi già c’è ma ha usato lo strumento con diffidenza e parsimonia, pubblicate immagini delle vostre escursioni, dei luoghi che andrete a visitare, costruendo di volta in volta un abbinamento automatico tra il vostro profilo e il ruolo di guida, esperto di natura e territorio, rimarcando l’accento sulle specificità.

E mentre vi costruite questa credibilità telematica iniziate a dare un’occhiata a una pagina, dato che ne parleremo nella prossima puntata. Un punto di partenza è quella di AIGAE: www.facebook.com/italiaguide su cui mettere un “mi piace” e subito dopo anche un “condividi”.
Perché AIGAE ha deciso che nel 2015 comunicherà di più, meglio, con metodo e assiduità, anche attraverso i canali social. Twitter compreso: www.twitter.com/GAE_AIGAE

Altro strumento che approfondiremo e quindi se iniziate a osservare cosa vi accade sarà tutto molto più comprensibile non appena ne parleremo, addirittura vedendo come incrociare tutta la comunicazione della websfera per ottenere visibilità esponenziale.


Davide Galli
Coordinatore Emilia-Romagna
e Responsabile Nazionale Staff Comunicazione AIGAE
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