Luci e ombre nella proposta di modifica – 25 anni di legge 394/91

Il 6 dicembre 1991 vedeva la luce una legge innovativa per l’Italia, la prima che riguardasse le aree protette, tanto da divenire quasi un’icona: la legge 394/91. Oggi, dopo 25 anni, giustamente si vogliono apportare delle modifiche per migliorarne la funzionalità.

Ma tra le norme per assicurare una migliore gestione, si stanno inserendo alcuni articoli che, con l’intenzione di voler aumentare lo sviluppo turistico e quindi anche l’occupazione nei parchi, in realtà andrebbero a generare effetti contrari e devastanti.
AIGAE nuovamente esprime forti perplessità in merito alle modifiche alla legge 394/91, recentemente approvate dal Senato e ora tornate alla Camera dei Deputati per la battuta finale, per quanto previsto in tema di servizi turistici, che dovrebbe favorire occupazione ma che a nostro avviso potrà far scaturire pericolosi e incontrollabili effetti opposti.

Le riforme da introdurre alla legge 394 saranno pure esemplari per la parte gestionale dei parchi, ma gli articoli che dovrebbero riguardare lo sviluppo turistico lasciano molto a desiderare!
Siccome a noi non piace il “tuttologismo”, non riteniamo di dover entrare nel merito delle misure di gestione e amministrazione delle aree protette in quanto non ne siamo esperti non essendo il nostro mestiere gestire un parco.

Quando però si entra nel novero del turismo, e ancora di più di turismo nei parchi, la nostra esperienza unita alla nostra competenza ci consente di esprimere considerazioni sicuramente utili e di buon senso. Allo stesso tempo però non capiamo perché queste non vengano prese in considerazione. Tra le altre cose, non corrisponde nemmeno a verità quanto recentemente dichiarato da alcuni esponenti politici, e cioè che le riforme siano state concertate anche con le associazioni di categoria. C’è da capire di quali associazioni parlino, visto che noi, essendo l’unica associazione di categoria italiana dei professionisti dell’accompagnamento in natura, se fossimo stati consultati lo sapremmo certamente!

Più in particolare il nostro disappunto riguarda:

1) L’art. 5, dove viene introdotto il concetto per un parco di “gestire in proprio servizi di carattere turistico-naturalistico”, pericolosa opportunità solo in parte mitigata dall’opzione di concessione a terzi ma che in sostanza si traduce in una novità che permetterà ai parchi di organizzare e vendere direttamente servizi turistici, opportunità prima inesistente se non attraverso artifici legali e contabili; cioè si permette all’ente pubblico di fare libera e spudorata concorrenza ai privati, in barba ai competitors, allo sviluppo dell’occupazione, al libero mercato che finirà per soccombere sotto i colpi della concorrenza sleale.
Per non citare il pericolo, nascosto dietro l’intento di “favorire l’occupazione giovanile ed il volontariato”, che può portare ad una proliferazione di finto associazionismo di cui il nostro Paese trabocca in settori dove in realtà il volontariato non ha senso di esistere, quali l’effettuazione di servizi turistici, l’accompagnamento a pagamento, i viaggi etc., che devono essere gestiti da professionisti se si vuole veramente favorire l’occupazione.

2) L’art. 8, dove i parchi saranno autorizzati a chiedere una gabella per qualsiasi, dico qualsiasi “servizio offerto nel territorio dell’area protetta”. Un’enorme assurdità che provocherà sicuramente problemi e contenziosi a non finire tipo la famosa scena di Totò che, nel tentativo di vendere la fontana di Trevi a un americano, chiede soldi a ogni turista che la fotografi! Crediamo che una norma del genere vada senza dubbio e come minimo dettagliata meglio, definendo campi e criteri di applicazione, importi minimi e massimi. Aprire una porta di questo tipo è estremamente pericoloso e può portare a contenziosi infiniti e senza alcun senso.

3) L’art. 26, quello dei servizi eco-sistemici, dove i parchi, oltre a incassare sui servizi turistici per i visitatori, potranno chiedere agli operatori PSE (Pagamenti per i Servizi Ecosistemici) per il solo fatto di operare in loco in quanto il parco sarebbe titolare del “servizio eco-sistemico turistico”. Cioè il parco potrà chiedere il pagamento di un’ulteriore gabella a tutti gli operatori professionali che offrono sul “suo” territorio “servizi ricreativi e del tempo libero legati al turismo ambientale, paesaggistico e culturale, nonché servizi educativi concernenti il capitale naturale”; cioè la morte dell’operatore privato al quale il parco può chiedere “il pizzo” per ogni attività che deciderà di fare sul territorio!

4) Infine, riteniamo assurdo, grave e anacronistico che la norma attualmente esistente, all’art. 14, comma 5, sul “titolo di guida parco”, da sempre troppo breve, confusa e priva di ogni dettaglio utile alla comprensione, che ha generato negli anni le più fantasiose interpretazioni molto spesso di comodo, sia rimasta INVARIATA! Riteniamo che la norma in questione sia oggi superata e bisognosa di una maggiore articolazione che la interpreti e la definisca meglio, che ne stabilisca regole, competenze, formazione, modalità e caratteristiche, per poter diventare, questa si, una vera opportunità per lo sviluppo e l’occupazione delle aree protette

Riteniamo che queste norme non portino a un serio sviluppo dell’occupazione nei parchi né a un incremento della conoscenza turistica ma anzi, al contrario, introducano norme che possano pericolosamente portare a incontrollati effetti opposti.

UNA SERIA, EFFICACE POLITICA DI SVILUPPO DI PROMOZIONE TURISTICA E DELL’OCCUPAZIONE NELLE AREE PROTETTE HA BISOGNO DI NORME CHIARE E PRECISE, CHE SIANO DI FACILE INTERPRETAZIONE E DI ANCORA PIÙ FACILE APPLICAZIONE SENZA GENERARE EQUIVOCI E NON PUÒ TRANSIGERE DAL PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LE OPINIONI DI AIGAE, CHE RAPPRESENTA COLORO CHE PER PROFESSIONE SONO DA SEMPRE IL “BIGLIETTO DA VISITA” DELLE AREE PROTETTE VERSO IL PUBBLICO.

AIGAE, UNICA ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI CATEGORIA DELLE GUIDE AMBIENTALI ESCURSIONISTICHE, RICONOSCIUTA DAL MISE AI SENSI DELLA LEGGE 4/2013, HA GIÀ RICHIESTO INCONTRI ALLE PARTI POLITICHE PER POTER PORTARE LE PROPRIE ISTANZE E FAR SENTIRE LA PROPRIA VOCE.

Stefano Spinetti
Presidente AIGAE

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