Pieno sostegno alle posizioni del CAI sulle ingiustificate limitazioni nell’escursionismo invernale

«Auspichiamo una legislazione che guardi all’esigenza di sicurezza e tutela delle persone, senza per questo imporre ingiustificate limitazioni alla libertà individuale e oneri immotivati». Una frase della lettera del Presidente nazionale del CAI Vincenzo Torti al Ministro dello Sport Spadafora che non può che vederci pienamente concordi. Indirizzata anche al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Stefano Bonaccini, nonché alle competenti Commissioni di Senato e Camera.

Vincenzo Torti Presidente CAI

Vincenzo Torti, Presidente nazionale CAI

Come Guide Ambientali Escursionistiche associate in AIGAE concordiamo in pieno con le osservazioni e le proposte di modifica inviate dal CAI sullo schema di decreto legislativo “Misure in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali”.
Si legge nell’intervista di Torti al Corriere della Sera: «Stanno avvenendo fatti molto gravi, si sta ledendo la libertà di andare in montagna con regole e minacce di sanzioni che non hanno alcun senso».
In una nota si è espresso anche il Presidente nazionale AIGAE Davide Galli: «Registriamo con estremo interesse la dura presa di posizione del CAI anche sull’obbligo di utilizzo di Artva, pala e sonda in presenza di qualsiasi terreno innevato, con qualsiasi tipo di difficoltà e ambiente. Sono ipotizzate multe da 150 euro, per chi fosse sorpreso con le ciaspole senza uno strumento come l’Artva, che oltre a essere utilizzabile a seguito di corsi spefici verrebbe a costare più di 300 euro a testa. Un assurdo che allontanerebbe dall’escursionismo invernale quel vasto pubblico che sta dimostrando un sempre maggiore interesse. Noi nei nostri corsi insegniamo a progettare itinerari che non possano mai in nessun modo essere soggetti al pericolo valanghe in una cultura della sicurezza e della prevenzione dei pericoli che non rendano mai necessari gli strumenti di autosoccorso. I numero sono dalla nostra parte non avendo mai avuto la nostra categoria un solo incidente mortale al proposito in tutti questi anni e nessuna necessità di interventi del Soccorso Alpino per gruppi accompagnati con le ciaspole dalle Guide Ambientali Escursionistiche. Ha ragione il Presidente del CAI quando afferma che si vuole obbligare chiunque a dotarsi di attrezzatura impegnativa e costosa anche per una passeggiata nel boschetto dietro casa, oltre a un ampio ragionamento che si potrebbe fare sulla capacità reale di utilizzo da parte dell’utenza».

Davide Galli, Presidente nazionale AIGAE

Dello stesso tono anche la preoccupazione condivisa sul tentativo di utilizzare la sicurezza come strumento commerciale, prosegue infatti Davide Galli: «La scelta di avvalersi di una guida deve essere un’opportunità e non un obbligo, per maggiore sicurezza ma anche e soprattutto per avere maggiore conoscenza e cognizione dei luoghi che si stanno visitando, dei segreti del territorio, della sua natura, cultura, legami».

Come AIGAE condividiamo infatti anche le posizioni fortemente critiche del CAI sull’obbligo recentemente introdotto dalla Regione Val d’Aosta di effettuare sci alpinismo solo con le guide o i maestri di sci, che ha visto aprirsi una spaccatura nel Collegio nazionale e che ha portato anche alle dimissioni di Pietro Giglio dalla carica di presidente delle guide alpine valdostane e nazionali. Dimissioni che chiudono un periodo che dal nostro punto di vista è stato assolutamente infruttuoso per il dialogo e il confronto dell’accompagnamento professionale in ambiente, dove abbiamo potuto solo osservare un Presidente completamente in balia dell’ala più protezionistica e aggressiva del mondo delle Guide Alpine: assecondando una retrograda guerra commerciale fatta di inutili denunce nei nostri confronti tutte archiviate, insieme alla ricerca ostinata di un’esclusiva mai prevista dalle leggi e sempre più superata dall’evoluzione del quadro normativo nazionale ed europeo, oltre al tentativo di portare modifiche peggiorative della Legge 6/89 basate su un’idea piramidale di sottomissione di tutte le figure del turismo outdoor.
Dal nostro punto di vista non possiamo che augurarci un cambiamento e finalmente una riapertura di un confronto e di un dibattito serio, maturo, innovativo, che prenda atto della realtà.

Molto importante anche la posizione sul necessario ripensamento dell’economia degli impianti sciistici a tutti i costi, espressa nettamente da Vincenzo Torti dove afferma sempre al Corriere: «Abbiamo registrato oltre 315 impianti di risalita abbandonati ad inquinare i paesaggi alpini e dell’Appennino. Praticamente non c’è comprensorio sciistico nel nostro Paese che non sia in perdita e necessiti di sovvenzioni statali. Ciò non significa che si debbano chiudere gli impianti esistenti. Danno lavoro e reddito. Ma, per favore, non se ne costruiscano altri. La pandemia ci ha ricordato quanto è bella la montagna esplorata e scoperta con le nostre gambe.».

In questi giorni come AIGAE abbiamo inviato importanti proposte costruttive a diversi Ministeri perché nei DCPM si recepisca la necessità di far usufruire della natura alle persone anche nelle zone arancioni. In sicurezza, con numeri limitati e con una serie di accorgimenti che da mesi i nostri associati stanno seguendo sulla base delle linee guida impostate dalla nostra Commissione Tecnico-scientifica e Formazione che sono sono stati adottati integralmente da diversi Parchi e aree protette nella fase di ripresa estiva del turismo escursionistico.
Le invieremo anche al CAI nazionale e alle diverse sezioni territoriali, con cui già collaborano attivamente anche tantissime GAE in tutta Italia come attivisti e come soci. Confrontandoci sulle altrettanto interessanti proposte elaborate dal Club Alpino e che abbiamo avuto modo di analizzare.

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