Ciarauli, guaritori, aromatieri e majare – La medicina popolare siciliana come strumento di lavoro

Gli antichi rimedi che, sin dalle prime civiltà della storia, erano utilizzati per la cura di ogni tipo di malattia, hanno affascinato generazioni di uomini… tra tutti questi, Paolino Uccello, socio Aigae, che con ricerche empiriche e meticolose è venuto alla scoperta di erbe, radici, bacche e quant’altro offre il Creato per sanare dai mali che man mano gli si presentavano sempre in forme nuove.

 

Piante e parole che guariscono

La copertina del libro di Paolino Uccello

Nel suo intervento Paolino Uccello ha ricostruito la storia e la memoria del mondo contadino ibleo, in particolare delle botteghe dei ciarauli, dei guaritori e degli aromatieri, che per secoli, unitamente alla “majara”, hanno costituito l’unico intervento terapeutico accessibile alla quasi totalità delle genti iblee. Ma è al passato che dobbiamo guardare per comprendere gli usi delle piante officinali nella cultura popolare iblea, perché i primi erbari documentati in Sicilia, che favorirono una più esatta identificazione delle piante, risalgono al ‘500. I ricettari risalgono invece al pieno medioevo e una medicina tipica di quel periodo è la “Teriaca o Triaca” che comprendeva nella sua formulazione la “carne di vipera”. Infatti secondo le credenze di allora, un animale velenoso possiede nel suo corpo l’antidoto contro tale veleno. Le teriache si ripresentano nella cultura contadina siciliana dei secoli XVIII-XIX, esse erano fondamentalmente composte da: carne di vipera (elemento primario), incenso, timo, tarassaco, potentilla, miele, liquirizia, finocchio, radice di valeriana e aristolochia.

In effetti definire il ruolo del serpente nella nostra cultura è compito arduo, in quanto ci troviamo davanti ad un complesso fenomeno di tradizioni nate nei vari nuclei locali, condizionati da realtà di matrice diversissima. Per la muta periodica che lo contraddistingue, in passato il serpente simboleggiava il rinnovamento della natura ed era associato al culto delle acque e della fertilità. E’ forse questo il motivo per cui spesso questo rettile era anche abbinato ad alcune divinità femminili, come Artemide ed Ecate. Ritornando alla storia delle botteghe dei ciarauli, Uccello sottolinea la loro importanza nel sistema sociale ibleo, in quanto quella dei ciarauli era un’arte trasmessa da generazione in generazione ed i loro intrugli, di cui non sappiamo abbastanza erano spesso imitati dai contadini che utilizzavano l’unguento miracoloso realizzato immergendo scorpioni o teste di vipere nell’olio. I Ciarauli sono legati al culto di San Paolo e, per la mitologia di San Paolo Apostolo, anche per i ciarauli trova larga parte il riconoscimento del loro potere taumaturgico di guarire dai morsi dei serpenti, delle vipere, delle tarantole e degli insetti velenosi. I ciarauli usavano anche l’erivi i San Paulu: la lavanda e l’alloro. Infatti, nel giorno di San Paolo, mazzetti di lavanda vengono, a tutt’oggi, benedetti e portati nelle case dei fedeli con funzione apotropaica; nelle nostre campagne, l’uso di bruciare l’alloro era legato alla credenza che questi fuochi potessero allontanare i serpenti. La pianta infatti era sacra a San Paolo e per allontanare le vipere dalle case si recitava questo ciarmu: “San Paulu maccia ri addauru, spina pungenti, nun muzzicari a mia ne autri genti”.

L’intervento della majara si richiedeva invece per ottenere la guarigione o per allontanare la presenza di una forza avversa, ma anche per invocare malefici nei confronti dei rivali. La majara è legata all’affatturamento, pensiamo all’uovo di gallina, la majara infilava da trenta a sessanta spilli per provocare fitte dolorose alla persona che si voleva affatturare, però nella parte superiore dell’uovo si infilava un chiodo, attorno al quale si legava un nastro rosso, affinché la majara non subisse gli effetti del proprio maleficio. Questi personaggi della storia popolare, ricorrevano all’uso “ro ciarmu”, cioè alla parola che guarisce ma soprattutto all’uso delle piante.

Santi erboristi e piante magiche

La copertina del libro di Paolino Uccello

Usavano, infatti, gli oleoliti, per esempio l’olio di iperico, gli acetoliti, quello più importante era l’acetolito con il fiore di sambuco contro il mal di denti, infine, gli enoliti, con il vino, il più famoso curava “i vertigini i morriri”, poi si usava la picata, cioè la pomata con grasso di maiale e piante officinali: il termine picata, è una resistenza culturale, nella parlata dialettale iblea, si dice “si na picata” ad una persona alla quale cadono gli oggetti dalle mani. La pomata più famosa era fatta con l’elicriso, per le dermatiti. I ciarauli, gli aromatieri e le majare si occupavano anche dei filtri d’amore, ma per i filtri d’amore occorrevano molti ingredienti: un pelo di barba di monaco, un pizzico di ossa di morto, la viola e la verbena, infine si ripeteva l’orazione: “ti rugnu u sancu rili me vini tu ma amari finu alla fini, ti rugnu u sancu ri li mi ossa tu ma amari fino alla fossa, ti rugnu u sancu ro ma ciunnu tu m’amari finu alla fini ro munnu”. Nei loro intrugli usavano perfino la mandragora; fin dall’antichità la mandragora ha evocato qualità magiche ed afrodisiache, tuttavia non era semplice estrarre la radice, perché se non si adottavano certe precauzioni si rischiava addirittura di morire. In primo luogo, la pianta va spiantata di notte, in sintonia del legame della Mandragora con la dea Ecate. Quanto al rito, chi la coglieva doveva evitare di avere il vento contrario, poi tracciava intorno alla pianta tre cerchi con una spada benedetta e, infine, la dissotterrava guardando ad occidente, di facili costumi intonava canzoni erotiche per distrarre l’anima del defunto contenuta nella radice della pianta. La majara la consigliava a chi nel sonno voleva incontrare l’amato o l’amata, bastava ingerire del vino rosso prima di addormentarsi dove erano stati grattugiati frammenti di “Mandraula”.


Violetta Francese
Coordinatrice Aigae Sicilia

sicilia@aigae.org

Appunti di viaggio sulla traversata del Matese in solitaria

Custodire, proteggere, tutelare
Appunti di viaggio sulla traversata del Matese in solitaria
di Guglielmo Ruggiero
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Il Parco dell’Etna

Educazione ambientale all’ombra del vulcano. A distanza di ben ventisei anni dall’istituzione del 1° Parco Regionale siciliano e di appena un anno dalla proclamazione del vulcano più alto d’Europa a Patrimonio dell’Unesco, il territorio del Parco dell’Etna assume un importante ruolo come laboratorio a cielo aperto per l’educazione ambientale.
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L’immagine raccontata: montagna e fotografia, per me un binomio inscindibile

La fauna selvatica può essere fotografata in due modi diversi: con l’appostamento all’interno di un capanno mimetico oppure attraverso quella che viene comunemente definita caccia fotografica vacante.E’ ovvio che tra le due forme quella che produce maggiori successi è la prima, soprattutto quando l’animale che si intende fotografare è piuttosto schivo e diffidente verso l’uomo, come, ad esempio, l’Orso bruno marsicano. A ciò si aggiunga che, attualmente, il numero di orsi presenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si aggira attorno alle 40-50 unità, quindi le possibilità di avvistamento sono ridotte ai minimi termini. Tuttavia, c’è sempre l’eccezione alla regola. Tempo fa invitai un mio amico emiliano a trascorrere una giornata tra le montagne del Pnalm e, tra i vari sentieri, scelsi il K6, che dalle Sorgenti delle Donne conduce al rifugio di Forca Resuni.
orsoQuel giorno partimmo un po’ tardi e con me portai lo stretto necessario tra cui un’attrezzatura fotografica piuttosto snella, composta da un corpo macchina reflex e due obiettivi zoom 35-105 e 70-200. La giornata non era delle migliori da un punto di vista meteorologico, tuttavia, l’esperienza acquisita nel corso degli anni mi suggeriva di proseguire nell’escursione, consapevole del fatto che il tempo in montagna cambia repentinamente. Durante il cammino incontrammo vari escursionisti, tra cui due anziani coniugi di Barrea con cui ci intrattenemmo. Dopo aver scambiato qualche battuta, i due coniugi ripresero la strada del ritorno mentre io e il mio amico restammo ancora un po’. Dopo poco, l’anziana donna che si era congedata da noi tornava sui suoi passi avvertendoci che poco più sotto c’era un giovane Orso marsicano al pascolo. Riposi immediatamente tutto quello che avevo nello zaino e mi precipitai sul posto indicatomi dalla signora. Arrivai con il cuore in gola e lì mi apparve un orso di giovane età al pascolo. L’emozione fu tanta, afferrai la macchina fotografica e feci appena in tempo a fare qualche scatto. Purtroppo, l’ottica non adeguata al caso specifico e il poco tempo a disposizione non mi consentirono di effettuare delle foto a pieno formato. montagnaQuel magico momento infatti durò solo pochi istanti, dopo poco l’orso si allontanò facendo perdere le sue tracce nel folto della faggeta.

Eventi come quello descritto sono oggi purtroppo poco frequenti. In effetti, il numero esiguo di orsi presenti nel parco, come sopra detto, e non ultimo la notevole presenza di turisti nelle aree protette, non consentono frequenti avvistamenti, anzi, spero proprio che un numero così basso di esemplari non costituisca il punto di non ritorno per l’estinzione della specie. Oggi le forze in campo per la salvaguardia dell’orso nell’Appennino centrale sono diverse, forse quello che però manca è un maggior coordinamento tra le stesse affinché l’azione sia ancora più incisiva.
Del resto, è difficile comprendere perché nel Trentino la reintroduzione del plantigrado, lì praticamente estinto, sia avvenuta con successo, mentre qui in Appennino centrale, dove l’orso non è mai scomparso completamente, non si riesca ad attuare una protezione più efficace.


Marco Pantanella
Socio Aigae Abruzzo
mpantanella65@gmail.com

AIGAE news nazionale n.128

Cari soci, in questo numero:
1. AIGAE ottiene il riconoscimento del MISE – Ministero dello Sviluppo Economico.
2. Scadenza mandati e nuove elezioni

1. AIGAE ottiene il riconoscimento del MISE – Ministero dello Sviluppo Economico
In data 1 luglio 2014 l’Aigae ha ottenuto il riconoscimento del MISE Ministero dello Sviluppo Economico, quale Associazione di Categoria ai sensi della legge 4/2013, con il conseguente inserimento dell’Aigae nell’apposito elenco tenuto dal MISE ai sensi della citata legge.
Il prestigioso inserimento premia gli sforzi perseguiti fin’ora dalla dirigenza e titola l’AIGAE quale UNICA associazione di categoria per le Guide Ambientali Escursionistiche riconosciuta e adeguata ai sensi della legge 4/2013 sulle cosiddette “professioni non organizzate”, spianando la strada al nuovo corso dell’associazione che prevede tra l’altro nuove modalità formative per divenire GAE professionista, e una specifica attestazione delle competenze, qualifiche e qualità dei servizi che Aigae potrà a breve rilasciare ai propri associati secondo quanto previsto dalla citata legge e dalle proprie norme interne.
www.sviluppoeconomico.gov.it

2. Scadenza mandati e nuove elezioni
In concomitanza con la prossima Assemblea Nazionale Aigae prevista per il giorno 9 novembre 2014 nel Parco dell’Etna, scadranno i mandati elettivi di tutte le cariche Aigae.
Nella stessa occasione, i soci Aigae verranno chiamati ad eleggere il nuovo Consiglio Direttivo, composto dai coordinatori regionali proposti dalle assemblee regionali e da un numero di membri fino a 5 non rappresentativi di regioni o aree territoriali, ma necessari all’interno del Consiglio Direttivo per opportune capacità tecniche, professionali o culturali.
Verranno inoltre eletti i membri del Collegio dei Revisori dei Conti e i membri del Collegio dei Probiviri.
Prima dell’assemblea nazionale verranno indette assemblee regionali in tutte le regioni, incluse quelle commissariate, dove sarà possibile nominare il proprio rappresentante coordinatore, che verrà poi ratificato consigliere dall’assemblea del 9 novembre
Pertanto si richiede a chi volesse presentare la propria candidatura di inviare alla segreteria nazionale Aigae, esclusivamente a mezzo email, al più presto possibile, e comunque non oltre quindici giorni precedenti l’assemblea regionale la propria intenzione di candidarsi corredata da una breve presentazione e da un breve documento programmatico, ricordandosi di specificare la regione per cui ci si presenta.
a) Possono candidarsi e partecipare alla Assemblea tutti i soci in regola con le quote associative;
b) Non possono candidarsi i Soci con provvedimento di sospensione, i coordinatori uscenti per commissariamento e coloro che siano ritenuti oggetto di inammissibilità per palese infrazione agli articoli di Statuto e del Regolamento;
c) Solo nel caso non vi siano candidature si potrà dare la propria candidatura in sede di assemblea;
d) Sono ammesse deleghe nel numero massimo di tre per ogni socio partecipante;
e) Non è permesso ai consiglieri uscenti di assumere e presentare deleghe;
f) I candidati sono tenuti ad astenersi durante l’operazione di voto elettivo;
g) L’assemblea Regionale ha solo funzione indicativa. La carica di Consigliere deve essere ratificata nell’Assemblea Nazionale del 9 novembre 2014;
h) Ogni Coordinatore Regionale è di diritto Consigliere Nazionale nonché membro del Consiglio Direttivo.

Per chi invece volesse invece candidarsi per le altre cariche, dovrà inviare al Consiglio Direttivo Aigae presso la Segreteria Nazionale Aigae, esclusivamente a mezzo email, al più presto possibile, e comunque non oltre quindici giorni precedenti l’Assemblea Nazionale la propria intenzione di candidarsi corredata da un curriculum vitae, unitamente a una breve presentazione e una descrizione delle competenze specifiche per la carica per cui si intende candidarsi.
Per le sole cariche di Revisore dei Conti e di Proboviro possono candidarsi anche persone esterne all’Associazione, avuto riguardo alla loro competenza.


Buoni passi
Segreteria Aigae

AIGAE news nazionale n.127

Cari soci, in questo numero:
1. Convocazione ASSEMBLEA STRAORDINARIA SOCI 16 ottobre 2014

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La voce del vicepresidente: il ruolo della Gae

Una domanda che mi mette in crisi quando la ricevo è: «Ma tu, che lavoro fai?».
Non certo perché non lo sappia o non lo sappia raccontare, ma perché temo sempre che non vi sia il tempo per raccontare e spiegare in modo completo chi sia la Gae. In questa epoca in cui la comunicazione, anche verbale e personale segue i tempi televisivi, radiofonici e degli sms, è difficile avere qualcuno con la pazienza di ascoltarti per almeno due minuti. Facile rispondere: «Sono avvocato, idraulico, geometra ecc». Ma quando dico che sono una Gae devo sempre specificare che sono una persona che “conduce i propri clienti in sicurezza alla scoperta di…”! Ma non basta questo e lo sappiamo. Non basta davvero perché spesso dovremmo aggiungere che la bellezza, la complessità e l’eclettismo nel nostro lavoro ci porta a fare anche altro e non una professione precisa, bensì alcune attività che, partendo dalla conoscenza di un territorio e dalla sua valorizzazione, portano a definire una serie di servizi che siamo in grado di offrire e realizzare ma che spesso però sfuggono alla comprensione dei più. Mi occupo anche di educazione ambientale, faccio consulenza per T.O. o per parchi naturali.

vicepresidente_bMi occupo di realizzare itinerari, collaborare con riviste, partecipo alla sceneggiatura di video documentari o alla realizzazione di servizi fotografici. Spesso vengono richieste le mie opinioni per valorizzare un territorio o per fare della formazione a operatori del turismo sostenibile, alcuni alberghi mi chiedono di fare interventi presso la loro clientela o di animare in modo sostenibile i pomeriggi dei loro giovani ospiti. Davvero tante le cose che facciamo tutte racchiuse in un paio di parole, ‘cultura del territorio’. Anche per non avere un biglietto da visita formato A3 ho imparato a rispondere con: «Sono una Gae ma mi occupo anche di valorizzazione di un territorio a 360 gradi». Probabilmente al nostro interlocutore la nostra risposta non sarà molto chiara ma volete mettere il figurone?
La realtà, tornando seri, è che in questi ultimi anni, assieme ai membri del Direttivo e della Giunta, alle prese con le novità legislative che ci riguardano, con la rivisitazione del nostro sito, del profilo professionale, con la volontà di mettere qualità, rigore e ordine alla nostra professione mi sono imbattuto spesso nella necessità di definire meglio il nostro lavoro e, oltre alla Gae ho davvero realizzato che ci occupiamo di moltissime cose che partono tutte dalla conoscenza e dal rispetto della cultura del territorio di cui ci occupiamo. Spesso facciamo cose che difficilmente riusciamo a spiegare, ma che appaiono molto evidenti al lato pratico. Un itinerario segnalato con note didattiche, la realizzazione di un progetto di Educazione Ambientale, una serie di immagini esplicative o le lezioni in aula, parlano chiaro di quanto sia culturale il nostro lavoro, di quanto sia anche creativo, di quanto spesso il lavoro che svolgiamo lo creiamo, lo proponiamo noi fino al punto di farlo accettare e comperare dal cliente!
Mi dico spesso che se avessimo avuto questa abilità in altri campi come ad esempio nel marketing, nell’economia o nel terziario più in generale avremmo avuto probabilmente soddisfazioni economiche maggiori, non c’è dubbio, ma la nostra creatività, passione e professionalità sta proprio in questo: applicarsi, aggiornarsi, progredire sempre e comunque nel nostro campo, quello delle Gae. Sono arrivato a queste conclusioni circa il nostro eclettismo dopo aver parlato con decine di Guide di tutta Italia – tante ma non tutte – e potrebbe essere utile sapere davvero fino dove arriva la nostra creatività, sarebbe bello avere da voi, cari amici, colleghe e colleghi Guide, una testimonianza sul tipo di lavoro che svolgiamo. Non abbiamo una banca dati ma sono convinto che potremmo davvero censire le diverse anime della nostra professione creando così un ulteriore profilo professionale di attività collaterali da analizzare e condividere. Potremo così aumentare la nostra consapevolezza, il nostro valore lavorativo e sicuramente il nostro valore commerciale.

Concludo augurando a tutti, e a me stesso, ‘pessime vacanze’ dovute al fatto di essere costretti lavorare tanto, e vi saluto, invitandovi a mandare i vostri contributi a redazione@aigae.org.
Mi auguro di vedervi a novembre all’ombra dell’Etna.

Filippo Camerlenghi
Vicepresidente Nazionale Aigae
presidente@aigae.org

Che fine ha fatto l’estate mediterranea? Un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti

E’ appena terminato il mese di luglio più piovoso degli ultimi 100 anni, questo su molte regioni del centro-nord dell’Italia, un mese caratterizzato da nubifragi, situazioni alluvionali e temperature sotto media, che ha davvero messo in difficoltà tutte le attività antropiche che si svolgono all’aperto, da quelle prettamente commerciali, alle semplici attività ludiche e ricreative¹. (altro…)

Legge 4/2013 e G.A.E: Dalla Puglia una conferma

Nello scorso anno, in Puglia ha avuto felice esito, per la nostra associazione e per tutte le Guide Ambientali Escursionistiche, uno degli ultimi tentativi di golpe a danno della nostra professione. (altro…)

Le grotte, fragili e fantastiche…e l’educazione ambientale

Perché le persone vanno a visitare le grotte?
Le risposte sono molteplici: c’è chi vuole vedere un ambiente fuori dal comune, cerca la meraviglia e la natura nell’intimità delle cavità carsiche, è propensa a entrare in contatto con ambienti e visioni, che sembrano appena usciti dalla fantasia di un artista: dalle piccole forme osservabili in un cucchiaio d’acqua, a spazi di decine di metri o anche più. (altro…)

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